Questa bella micina non è stata fortunatissima. Contagiata da piccolissima da una brutta forma di rino-tracheite virale assieme ai suoi tre fratellini, è ormai quasi completamente cieca. Diversamente dagli altri due fratellini sopravvissuti (una purtroppo fu uccisa dall'infezione) da piccola era di indole estremamente diffidente, praticamente impossibile da avvicinare. Si riparava al di là di un recinto passando da una piccolissima fessura sotto la rete. Noi facendo un lungo giro passavamo a nostra volta di là, ma lei tornava di quà. Il nostro timore a un certo punto fu che per paura di essere presa avesse smesso di avvicinsarsi alla pappa per nutrirsi, e a volte perciò dovevamo lasciarla stare per non finire uccisa dagli stenti anzichè dalla brutta infezione che l'aveva colpita. E dovevamo stare lì, impotenti ad assistere allo scempio che il virus faceva dei suoi piccoli occhi. Gli altri due fratellini furono più facili da trattare: l'infezione fu terribile anche per loro: ma con loro riuscimmo a fare quel poco che è possibile fare contro questa brutta (e purtroppo comune) patologia. Non che i loro occhi non abbiano riportato danni: tutt'altro. Ma riuscendo a tenerglieli sempre puliti e disinfettati, interventendo comunque con un antibiotico (che però purtroppo non risolve, nel caso della rinotracheite) e dei continui impacchi di acqua borica, siamo riusciti a bloccare l'evoluzione dell'infezione a un livello che permettesse loro di avere una autonomia di movimento quasi completa. Mentre per lei e l'altra sorellina imperdibile non fu cosi. La micina morì da un momento all'altro, letteralmente fra le nostre braccia, quando ormai sfinita dalla febbre e dal dolore, non ebbe più la forza di scappare. Stessa cosa con lei, che invece sopravvisse, ma purtroppo ormai quasi completamente cieca (anzi, i veterinari sostengono che in realtà lei sia cieca e che si muova nel suo habitat per cognizione acquisita, ma noi siamo invece convinti che lei qualcosina riesca ancora vedere, a giudicare da come, seppur goffamentente, riesce ad aggirare gli ostacoli). Dal momento terribile della febbre altissima e della completa degenerazione dell'infezione, cominciammo a intervenire quanto più energicamente possibile, cercando di recuperare tutto il tempo in cui non eravamo letteralmente mai riusciti a toccarla, e insomma bene o male siamo riusciti, credo, a permetterle di essere ancora viva e tutto sommato in buona salute (a parte l'handicap e l'infezione ormai purtroppo cronicizzata) e soprattutto ad abituarla alle carezze, agli impacchi quotidiani, al farmaco in gel negli occhi. Chi non si è abituato invece sono gli altri mici che, come spesso avviene in base a una legge della natura piuttosto crudele, tendono a non accoglierla più troppo affettuosamente, al punto da averla spinta a trovarsi la sua bella postazioncina in un altro angolo del giardino dove questa colonia è stanziale, e a non unirsi al resto della gang neppure nel momento del "rancio". Lei ha deciso che preferisce salire su quel muretto e attendere lì di essere servita, riverita, medicata e coccolata. E noi lo facciamo. Ogni giorno. Con tutto l'amore che possiamo, e nelle situazioni di disagio e sofferenza come queste, pure di più.
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e per la signorina, servizio al tavolo..
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