"Quello che i cacciatori non vogliono farci sapere"


La recensione FULVIO CERUTTI (AGB)TORINO - Da LAZAMPA.it


La caccia è davvero necessaria così come proclama chi la pratica? Le doppiette servono veramente per controllare la sovrappopolazione degli animali selvatici? L'uccisione di ungulati, di uccelli e di predatori serve veramente per proteggere l'agricoltura e gli allevamenti di bestiame? Sono tanti i miti, i luoghi comuni, le giustificazioni, itutte volte a garantire la continuazione della caccia venatoria che, con il passare del tempo, ha però perso molto del consenso pubblico. Ora un libro li ha raccolti e, uno dopo l'altro, li ha analizzati, spiegati e "smascherati". E' «Divieto di caccia. Tutto quello che i cacciatori non vogliono farci sapere» (ed. Sonda, 10 euro). «La caccia - spiega l'autore - è una pratica che si perde nella notte dei tempi, le cui origini risalgono addirittura tra i 2 e i 3 milioni di anni fa. Con il passare dei secoli, però, la sua funzione è cambiata: da mezzo di sostentamento necessario a "disciplina sportiva" o passatempo. Si è creata così una netta divisione: ferventi sostenitori da una parte, accaniti avversari dall'altra». Lui, l'autore, è Carlo Consiglio, 83 anni, già professore ordinario di Zoologia all'università di Roma La Sapienza fino al 1997. Ha compiuto ricerche originali su sistematica, faunistica, ecologia ed etologia di uccelli, cetacei e altre specie animali. È presidente nazionale della Lega per l'abolizione della caccia.

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